La fontana dell’elefante è uno dei simboli della città di Catania. È stata realizzata da Giovan Battista Vaccarini, quando nel XVIII secolo l’intera città di Catania fu ricostruita dopo che il sisma del 1693 l’aveva distrutta.
Il progetto probabilmente si ispira a modelli romani, ma l’uso di tre diverse pietre (marmo, pietra lavica e granito) le conferiscono la peculiarità cromatica che la rendono unica. Al centro della grande vasca sorge il piedistallo da cui si riversa l’acqua. Due sculture simboleggiano il fiume Simeto ed il fiume Amenano. In cima, l’elefantino porta la proboscide in alto verso la cattedrale come a salutare Sant'Agata.
L'elefantino, di epoca incerta, è precedente al resto della fontana. Il Vaccarini aggiunse gli occhi, le zanne e la gualdrappa con gli stemmi di Sant'Agata in pietra bianca. L’obelisco, probabilmente una delle mete del circo romano, ha sulla superficie incisioni che imitano la scrittura pittografica degli egizi, ma in realtà non restituiscono nessun significato. In cima, la sfera con la palma, simbolo di martirio, e il giglio, simbolo di purezza. Entrambi sono riferiti alla patrona. Su tutto domina la croce.