Generico

In pochi sanno che che i candelabri posti in una delle piazze più importanti e centrali di Catania, Piazza Università, vi sono raffigurate quattro importanti leggende:

 

La Leggenda dei Fratelli Pii

Si tramanda che Anfinomo e Anapia, i fratelli Pii, furono sorpresi da una terribile eruzione mentre lavoravano la terra alle pendici dell’Etna insieme agli anziani genitori. Impauriti, decisero di fuggire ma non volendo lasciare indietro i genitori, scelsero di porli sulle loro spalle, così da avanzare velocemente. Quando la lava li raggiunse, si divise miracolosamente, lasciando i quattro incolumi. 

 

La Leggenda di Colapesce

Il giovane Cola viveva vicino a Capo Peloro, nei pressi di Messina e amava esplorare i fondali marini e passarvi tutta la giornata, tanto che la madre un giorno arrivò a maledirlo, dicendogli "che tu possa diventare un pesce". A poco a poco la sua pelle si ricoprì di squame e le mani e i piedi si trasformarono in pinne, divenne ben presto conosciuto con il soprannome di Colapesce e la sua fama giunse anche alla corte del re Ruggero che, curioso, volle conoscerlo.

Il Re, per provare le abilità del giovane, gettò in mare una coppa d'oro e, quando Cola si tuffò per recuperarla, il re lo ricompensò con una corona che gettò nel punto più profondo del mare.

Mentre Colapesce era alla ricerca del premio, scoprì che la Sicilia poggiava su tre colonne, una delle quali, però, era distrutta da un fuoco tra Catania e Messina. Risalì a galla e informò il re su ciò che aveva visto, ma quest'ultimo non gli credette. La leggenda narra che, per paura che la terza colonna si distruggesse completamente, Colapesce non risalì, scegliendo di sorreggere l'isola affinchè non sprofondasse.

 

La Leggenda di Gammazita

La leggenda narra di Gammazita, una giovane e promessa sposa catanese di cui si innamorò follemente Droetto, un soldato francese che però la fanciulla disprezzava. Il giorno del suo matrimonio, mentre si recava al pozzo nei pressi del Castello Ursino, fu aggredita dal soldato e pur di non piegarsi alle sue minacce, decise di gettarsi nel pozzo e dare la sua vita piuttosto che disonorare il proprio impegno.

Per l’accaduto, gli abitanti catanesi decisero di ingannare Droetto per catturarlo, facendo pronunciare una parola dialettale ciciri (in italiano ceci) ad alcuni passanti, fra i quali individuarono il soldato che, essendo straniero, era incapace di scandirla correttamente. Gammazita divenne, quindi, un esempio di patriottismo e di onestà delle donne catanesi e ricordata sempre per il suo nobile gesto. 

 

La Leggenda di Uzeta

Uzeta, paladino medievale, inventato dal giornalista catanese Giuseppe Malfa, viene utilizzato come riferimento per spiegare la denominazione del Castello Ursino. La leggenda, infatti, narra di un giovane di umili origini che si invaghisce di Galatea, figlia del re Cocalo. Un giorno, durante una passeggiata nei pressi del lago di Nicito, il cavallo della principessa si imbizzarrisce, lei cade e sviene. Uzeta accorre e, preso dall’emozione, la bacia; quando però la principessa si risveglia, si dimostra ostile al gesto compiuto dal giovane: non essendo un cavaliere, Galatea non avrebbe mai potuto concedersi. Nonostante ciò, però, Uzeta decide di diventare un eroe per conquistare il cuore della giovane, sconfiggendo così i giganti Ursini.

 

 

Galleria